Presentazione del progetto
La riscoperta della canapa
La riscoperta della canapa è avvenuta in Europa all’inizio degli anni ‘90. Hanno contribuito a ciò il
contributo dell’Unione Europea per la sua coltivazione relativamente alto e gli aiuti governativi per
lo sviluppo di tecnologie innovative per la trasformazione delle piante da fibra.
In precedenza la canapa è stata coltivata solo dai Francesi, ma, dopo che la Spagna iniziò la
coltivazione nel 1986 per la produzione di carte speciali, seguì la Gran Bretagna nel 1993, l’Olanda
nel 1994, l’Austria nel 1995 e la Germania nel 1996. Dal 1989, la superficie a Canapa in Europa è
aumentata di ben otto volte, da 2.762 ha a 21 .700 ha. Dato questo notevole incremento e onde
evitare un aumento incontrollato della spesa per i contributi, l’Unione Europea ha posto un tetto di
35.000 ha per la superficie oggetto di contributo.
In Italia, la coltivazione è ritornata solo nel 1998 su di una superficie di circa 350 ha, nonostante il
nostro Paese fosse stato sino a trentanni fa secondo al mondo dopo la Russia come superficie
coltivata e primo per la qualità dei prodotti ottenuti. Ciò è stato possibile in virtù della Circolare del
Ministero delle Politiche Agricole (Direzione Generale delle Politiche Agricole ed Agroindustriali
Nazionali) del 2 dicembre 1997, in cui vengono definite le modalità da seguire da parte degli
agricoltori interessati, onde prevenire confusione con le coltivazioni da droga.
Questo ritorno della canapicoltura è avvenuto su basi completamente diverse rispetto al passato,
quando agli agricoltori veniva richiesto l’impegno non solo per la coltivazione, ma anche per le
successive fasi di macerazione e stigliatura. Inoltre, l’unico prodotto vendibile era la fibra lunga per
la creazione di tessuti e cordami, ottenuta attraverso procedimenti che richiedevano enormi
impieghi di manodopera.
La moderna canapicoltura si sta invece sviluppando sia affidando all’industria tutte le fasi
produttive post-raccolta, che ampliando i suoi utilizzi. Attualmente si possono ricavare 4 prodotti
semilavorati per la commercializzazione, da cui possono derivare un gran numero di prodotti finali
di cui i più importanti sono riportati nella seguente Tabella:
Fibra
lunga
tessuti per abbigliamento, arredamento, corde, tappeti
Fibra corta carta, feltri isolanti, geotessili, compositi
Canapulo pannelli isolanti, materiale inerte per edilizia, lettiere
Semi olio alimentare, cosmetica, vernici, resine
Come si può notare, i settori dove si può introdurre la canapa sono quelli che pongono i maggiori
problemi in termini di depauperamento delle risorse naturali non rinnovabili.
Attualmente l’utilizzo più diffuso in Europa è quello cartario che trasforma la fibra corta in pasta di
cellulosa. Un suo ampio sviluppo contribuirebbe in modo significativo alla difesa del residuo
patrimonio forestale presente sul pianeta.
Inoltre la canapa, grazie alle applicazioni nel campo edile, rappresenta un’alternativa alla
produzione di materiali altamente tossici per l’uomo (lana di vetro, amianto) o dannosi per l’ambiente
(vernici, materiali inerti da cave).
Il coordinamento nazionale in Italia
Agli inizi del 1998, per iniziativa di un ristretto gruppo di agricoltori ed appassionati tra cui Cesare Tofani, attuale presidente di Gruppo Fibranova, è sorto il Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura (ASSOCANAPA), un’associazione che riunisce tutti gli operatori che, a vario titolo, intendono impegnarsi per lo sviluppo della canapicoltura in Italia. Dopo un’intensa attività di promozione, realizzata con numerosi convegni, seminari e la partecipazione ad eventi fieristici, l’associazione ha operato direttamente per l’assistenza alle aziende che hanno coltivato la canapa. Ha consentito l’approvvigionamento del seme agli agricoltori che nel frattempo ne avevano fatto richiesta e fornito assistenza per i problemi tecnici e legali. Ciò grazie soprattutto all’intensa collaborazione con diversi Enti di Ricerca nazionali ed europei. Nel frattempo ASSOCANAPA ha cercato di stimolare l’interesse di quelle industrie che possono introdurre nel breve periodo i materiali di canapa nei loro cicli produttivi. In breve tempo è stata già riscontrata un’incoraggiante richiesta di tutti i prodotti semilavorati, da gran parte delle aziende tessili, che in Italia sono numerose, e dalle aziende inserite in settori ove si sta sviluppando il mercato dei prodotti naturali ed ecocompatibili (edilizia, arredamento, cosmetica). Il compito più difficile ed urgente è ora quello di coprire l’anello mancante di tutta la trasformazione della canapicoltura, che è la separazione industriale del tiglio dal canapulo (stigliatura). L’organizzazione di questa fase implica consistenti investimenti ed è molto impegnativa, visto che in Italia non esistono produttori di macchinari specifici e le tipologie d’impianti sono molto differenziate. Contemporaneamente, si sta promuovendo la costituzione di associazioni di produttori di canapa e di altre colture da fibra, in modo da aumentare il potere contrattuale degli agricoltori, permettere un veloce trasferimento delle conoscenze tecniche e delle tecnologie, che si andranno anno dopo anno sviluppando, ed esplicare in modo più efficiente gli adempimenti previsti dal nuovo Regolmento Comunitario.
Il ruolo della SOMS Lentiai
2014 SOMS verso il 2018 – Progetto CANEVO
Nel corso dell’Assemblea Soci 2013, il CdA propone di inserire nel progetto “Verso il 2018” (120° anniversario dalla fondazione) l’idea di avviare un percorso che ripercorra gli insegnamenti dei padri fondatori.
Valutiamo quindi di creare una forma di cooperazione, cominciando ad individuare il da farsi e tenendo ben presenti le finalità che vorremmo perseguire. Ovvero:
recupero della tradizione; recupero del territorio; realizzazione prodotti naturali a livello artigianale, con l’utilizzo di risorse locali; creazione nuovi posti di lavoro; riacquistare fiducia collettiva e senso di appartenenza; …
…nel frattempo, impegnandoci in una serie di incontri e riunioni, allargando il gruppo di lavoro e seguendo le nostre ispirazioni, siamo approdati ad un’idea specifica, o sfida che dir si voglia…
Il nostro territorio da sempre era coltivato a canapa: riprendiamocela!
Dopo la seconda guerra mondiale la tradizione si è persa per svariati motivi, purtroppo ben noti, che hanno modificato (col passare degli anni) abitudini familiari, usanze, agricoltura, economia, mentalità, …
Vorremmo, pertanto, presentare un progetto culturale e di sistema che, partendo dalla coltura della canapa sativa industriale, sfoci nella realizzazione e commercializzazione di prodotti: agroalimentari, tessili, cartari, di cosmesi, per bioedilizia, … e di quant’altro la lavorazione della canapa può dare nel rispetto della legge.
Per cominciare, vanno programmati:
1. creazione comitato scientifico: antropologo, sociologo, agronomo, botanico, storico, esperto aziendale, …, in sinergia con museo etnografico provinciale e Parco Nazionale delle Dolomiti patrimonio UNESCO
- individuazione terreni
- start-up per avviare il sistema a filiera: campi, coltivazione, lavorazione materia prima, produzione, commercializzazione, eventi, laboratori, stage, …
Sogni? diversamente non sapremmo da dove iniziare…
…in centro paese c’è tuttora una vecchia struttura con all’interno un “molino”. I proprietari sono entusiasti all’idea che si possa rivitalizzarlo. Nel frattempo, abbiamo individuato alcuni esperti che potrebbero formare il comitato scientifico: li stiamo contattando.
Un noto notaio di Belluno è interessato al progetto; lo ritiene valido ed ha terreni da coltivare, ecc.
Un imprenditore ha dato la sua disponibilità. Ha anche esperienza di start-up.
A questo punto, crediamo sia necessario strutturare il sogno…
Avviamo contatti e sinergie:
Museo etnografico della provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
IIS professionale e tecnico Agricoltura e Ambiente – Vellai di Feltre
Centro Consorzi – Sedico
Cooperativa sociale Portaperta
Slow food, condotta del Feltrino
Canapari Veneti
Parchi naturali
Fondazione Giuseppe Mazzotti per la civiltà veneta
Toscanapa – Volterra
Assocanapa – Carmagnola (TO)
CRA-CIN Rovigo – UNI Bologna
Portogallo
Alpago
Val di Zoldo
Agenfor Rovigo
Friuli VG
Comune di Mel
SOMS Crocetta del Montello
…
Per cominciare, organizzeremo una serie di conferenze al fine di ripercorrere l’aspetto culturale ed informarci in merito alle moderne modalità di coltura. Agli incontri inviteremo enti, amministrazioni, associazioni, agricoltori, artigiani, cittadini ed i rappresentanti le Forze dell’Ordine.
Raccoglieremo i contatti di quanti saranno interessati al progetto SOMS.
La semina
...inizia la sperimentazione sul campo[AFG_gallery id=’3′]
La normativa Comunitaria
Le varietà di Cannabis sativa ammesse alla coltivazione nell’ambito della Unione Europea sono elencate nell’allegato XII del Reg. CE 1251/1999 e succ. mod. riportate nel seguente elenco:
Italia CARMAGNOLA – CS (CARMAGNOLA SELEZIONATA) – FIBRANOVA –
RED PETIOLE
Francia FEDORA 17 – FEDORA 19 – FEDRINA 74 – FELINA 32 – FELINA 34 FERIMON – FIBRIMON 24 – FIBRIMON 24 – FIBRIMON 56 – FUTURA – FUTURA 75 – EPSILON 68 – SANTHICA 23 – SANTHICA 27 – DIOICA 88
Germania FASAMO
Spagna DELTA LLOSA – DELTA 405
Polonia BENIKO – BIALOBRZESKIE –
Ucraina JUSO 14 – JUSO 31
Olanda CHAMAELEON
La tabella delle varietà ammesse viene costantemente aggiornata e quella che riportiamo corrisponde all’anno corrente (2003) come da allegato XII art. 7bis par.1 del reg. CE 2316/1999 in vigore. Queste sono le varietà che hanno un contenuto di THC (tetraidrocannabinolo) nelle infiorescenze inferiore allo 0,2%. E’ assolutamente necessario utilizzare seme che sia stato certificato da Ente autorizzato perché, se tale limite viene superato, si incorre nelle sanzioni penali stabilite dalla legislazione sulle sostanze stupefacenti. Inoltre, solo la coltivazione di queste varietà dà diritto all’accesso del contributo comunitario che è stato di £ i 1.440.000 per ogni ettaro coltivato nel 1998. Anche il contributo è stato modificato ed attualmente è allineato agli altri seminativi ed è necessario un contratto di conferimento con aziende riconosciute.
Reperibilità dei semi sul mercato
I lunghi anni di abbandono della coltivazione hanno purtroppo condotto al depauperamento della ricchezza varietale presente in tutto il mondo. Delle varietà ammesse nell’ambito dell’Unione Europea, solo poche sono quelle effettivamente reperibili sul mercato, mentre le altre non lo sono affatto se non in quantitativi molto limitati. Purtroppo anche le varietà italiane, celebrate in tutto il mondo per essere le migliori, hanno subito un gravissimo danno al proprio patrimonio genetico.
Gli Enti di Ricerca, che le avevano riprodotte per anni, furono improvvisamente diffidati da/ farlo, dato che le varietà da fibra furono equiparate a quelle da droga, se non in modo esplicito dalla legislazione italiana, sicuramente dalla sua effettiva applicazione da parte della magistratura e delle Forze dell ‘Ordine. Veniva infatti richiesto di coltivarle in campi recintati, sotto continua sorveglianza e con illuminazione notturna. Condizioni praticamente impossibili da rispettare, perché i fondi disponibili non avrebbero mai potuto affrontare i costi che derivavano dall’applicazione della norma. Fortunatamente, I‘Istituto Sperimentale Coltivazioni Industriali (ISCJ) è ancora in possesso di piccole quantità di semi di Carmagnola, CS e Fibranova e sta provvedendo alla loro moltiplicazione impegnandosi a renderle disponibili sul mercato a partire dall’anno 2000. Ciò potrebbe essere effettivamente possibile solo se non sorgeranno ancora ostacoli, visto che, durante la coltivazione del 1998, quando ormai in tutta Europa la canapicoltura si sta continuando ad espandere e consolidando, i ricercatori sono stati costretti ad affrontare le stesse difficoltà degli anni precedenti. Il Nucleo Anti Sofisticazione (NAS) dei Carabinieri ha continuato infatti ad intimare l’ISCI e le Università di seguire, per queste varietà, le sopracitate regole di sorveglianza vigenti per le coltivazioni da droga.
Una concreta svolta, sotto il profilo giudiziario, si sta avendo solo in questi mesi, grazie al tavolo di concertazione promosso dalla Direzione Generale Politiche Agricole ed Agroindustriali Nazionali del MiPA, in cui i rappresentanti del mondo agricolo si incontrano con i rappresentanti dei Ministeri di Grazia e Giustizia, Interno e Sanità, ove si sono escogitate regole chiare per la prevenzione di casi di confusione tra materiali naturali e droghe. Le varietà francesi sono attualmente le più diffuse, perché in quel paese la produzione non è mai stata sospesa come nel resto d’Europa, ed il Consorzio per la canapicoltura (Fédération Nationale des Producteurs de Chanvre) ha provveduto ad effettuare selezioni varietali e ad organizzare la produzione. Sono tutte varietà monoiche, ovverosia con fiori maschili e femminili sulla stessa pianta e quindi particolarmente adatte alla produzione di seme. Tale carattere è però molto instabile (soprattutto nella Fedrina 74, meno nella Futura e la Felina), perchè deriva da una forte pressione selettiva operata artificialmente. Attualmente, il Consorzio francese subordina l’approvvigionamento delle sementi alla stipula di contratti quadriennali e alla esclusività dell’utilizzo delle proprie varietà rispetto alle altre ammesse. Le varietà spagnole non sono reperibili sul mercato e sono comunque simili a quelle francesi. Le varietà dell’Europa dell’est sono state ammesse di recente. Di queste la Kompolti (dioica, cioè con piante maschio e femmina) è reperibile in quantitativi limitati, la Beniko non risulta al momento disponibile in quantità significative, mentre della Lovrin 110 e della Juso 31 non si hanno dati certi sulla disponibilità.
Attualmente ci si dovrà quindi accontentare delle poche varietà disponibili e auspicare che vengano presto riprodotte e migliorate le varietà di orgine italiana, che sono state utilizzate in tutto il mondo per costituire un gran numero di altre varietà di pregio. In realtà le sementi delle varietà italiane non sono ancora disponibili sul mercato. Gruppo Fibranova è al momento impegnato a sviluppare la riproduzione e la commercializzazione delle varietà italiane Fibranova, Carmagnola Selezionata, Red Petiole e la ungherese Tiborszallasi.
La scelta in base alla destinazione finale del prodotto
Le caratteristiche che determinano la scelta varietale sono in funzione del tipo di produzione prevista e della qualità richiesta. Quando il prodotto principale è la fibra di qualità, è indispensabile ottenere piante giganti che è una caratteristica delle sole varietà dioiche quali Carmagnola, CS, Kompolti, Fibranova. Tra queste, la Kompolti è caratterizzata dal contenuto in fibra più alto (30%) poiché è stata sottoposta negli ultimi decenni ad un continuo miglioramento genetico, mentre le italiane sono rimaste al 15% o 20%. Qualora si intenda invece produrre sia seme che fibra, sono da preferire le varietà monoiche caratterizzate da tutte piante portaseme, al contrario delle dioiche che contano invece un’alta percentuale media di maschi (40-45%). Per una produzione specifica da seme, è bene indirizzare l’attenzione su varietà con limitato sviluppo in altezza, per facilitare le operazioni di trebbiatura. Tra queste, la Juso 31 è inclusa nell’elenco della normativa Europea, mentre una nuova varietà tedesca, Fasamo, è in procinto di esserlo.
Adempimenti amministrativi
Una volta approvvigionatosi del seme certificato, si procede alla semina e, appena avvenuta l’emergenza delle piantine, bisogna compilare un’apposita “dichiarazione di coltivazione” della canapa. Su di essa vanno indicate le generalità del coltivatore, gli estremi catastali delle particelle di terreno ove si è seminato, il nome delle varietà utilizzate con allegato il cartellino che ne prova la certificazione ed il nominativo del acquirente del prodotto. Quest’ultimo non è necessario se il prodotto viene riutilizzato in azienda. Tale documento va consegnato presso gli uffici dell’ispettorato Agrario Provinciale, che avranno il compito di segnalare la presenza della coltivazione alle locali forze dell’ordine. Al momento della raccolta, gli stessi uffici vanno contattati di nuovo per informare dell’avvenuta raccolta, dopodiché si lasciano trascorrere 20 giorni prima di iniziare le lavorazioni del terreno, in modo tale da permettere il controllo. Durante il periodo di coltivazione, le forze dell’ordine possono venire a verificare la coltivazione e prelevare campioni di piante per le analisi secondo il metodo indicato espressamente dal Reg. U.E. 1164/89. Esso prevede: campionamento random di almeno 500 piante con il prelievo del terzo superiore dello stelo; rilascio di una parte del campione all’agricoltore per eventuale controprova; esame con gas-cromatografia presso laboratorio specializzato (altri test generici in dotazione alle forze dell’ordine non sono assolutamente validi al fine di accertare il contenuto in THC). Si fa presente che gli agricoltori devono chiedere il rilascio di un attestazione dell’avvenuto controllo.
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